Si svolgerà sabato 21 dicembre nella Sala Conferenze Teresa Mattei, presso il Complesso Scolastico di Perignano di Lari (Pisa), l’incontro pubblico su “Abbattiamo le spese militari: anche in tempo di crisi, l’Italia spende ogni anno per le Forze Armate circa 12 volte di più del costo complessivo della cosiddetta Casta. Spostiamo queste immense risorse sulle spese sociali sanitarie e per l’educazione”, organizzato da un cartello di cinque Associazioni –La Rossa di Lari, Chiodofisso, Tavola della Pace e della Cooperazione, Arci Valdera e Alternativa Politica–; al dibattito prenderanno parte il giornalista e scrittore Giulietto Chiesa e il ricercatore Francesco Mancuso del Centro Indersciplinare Scienze per la Pace dell’Università di Pisa.
Al centro della riflessione, la crisi che avanza e la spesa militare che non si ferma. Anche il Governo delle “larghe intese” – fedele successore del governo Monti – sta frantumando ulteriormente i capisaldi del welfare con un peggioramento di sanità, pensioni e delle condizioni lavorative ma senza tuttavia intaccare minimamente la spesa in ambito militare.
In Italia spendiamo ogni giorno 70 milioni per le armi, per un totale di oltre 26 miliardi ogni anno. Le risorse a disposizione del Ministero della Difesa non sono state toccate in maniera sensibile, così come non è avvenuta alcuna revisione delle modalità di selezione e di implementazione degli investimenti negli armamenti, assai costosi per le casse dello Stato e di dubbia utilità per le prospettive di politica estera. La lettura del bilancio previsionale 2013-2015 dell’attuale Ministro della Difesa Mario Mauro, incluso nell’ultima Legge di Stabilità, prevede un aumento di oltre 5 punti percentuali del bilancio del Ministero, in un contesto in cui tutti gli altri comparti stanno subendo tagli pesanti di spesa. Oltretutto si ripete la cattiva abitudine di “spezzettare” la spesa militare italiana complessiva su più capitoli e su più Ministeri, in modo da renderla meno facilmente individuabile.
L’anno scorso abbiamo assistito alla resa della democrazia parlamentare alla sovranità militare, con la delega per la riforma delle Forze Armate ad un ammiraglio/ministro il cui compito sarà impedire ogni taglio di risorse, e al contempo garantire nuovi investimenti sugli armamenti. Mentre si tagliavano i servizi alle persone, giusto un anno fa, Monti e il Parlamento facevano un bel regalo di Natale alla casta dei militari: votavano una legge delega che si tagliava il personale militare, ma solo per comperare più armi (tra cui i cacciabombardieri F35), aumentando così la spesa militare e la spesa pubblica.
Troppo spesso la politica estera del Paese, nel corso almeno, degli ultimi quindici anni, ha contraddetto lo spirito e la lettera dell’Art. 11 della Costituzione, proiettandosi in missioni militari ed autentiche guerre di aggressione: è necessario ed urgente invertire questa tendenza, ripudiare la logica della soluzione militare delle controversie internazionali e battersi in sede europea per un’Europa rispettosa della pace, libera da condizionamenti o pulsioni “atlantiche” e “imperialistiche” e artefice di una politica estera all’insegna del disarmo, del rispetto della legalità e della giustizia internazionale.
L’unico disvalore ripudiato dal Patto Costituzionale – la guerra – viene strenuamente sostenuto, con il consenso di ogni maggioranza parlamentare, che sia di centrodestra, di centrosinistra o delle “larghe intese”. Il bilancio italiano della Difesa è storicamente uno tra i più opachi e meno trasparenti tra tutti quelli dei Paesi di area OSCE, tra voci di spesa non computate, computate sotto altri capitoli di uscita o sotto spese in carico ad altri dicasteri, in primo luogo quelle dello Sviluppo Economico. Rendere esplicite, chiare e trasparenti le voci di entrata e di uscita del bilancio della Difesa non solo è presupposto per le politiche di pace e “transarmo”, è questione di democrazia. E’ impossibile impostare una corretta politica di pace e un ri-equilibrio tra spesa civile e spesa militare senza disporre di un bilancio chiaro che riguardi le spese per la Difesa.
Queste in sintesi sono le motivazioni che ci hanno spinto a realizzare quest’iniziativa, che auspichiamo sia molto partecipata vista l’importanza del tema e la qualità dei relatori. Si discuterà dell’assoluta mancanza di opportunità nell’acquisire gli F-35 che prosegue a livello istituzionale. Una scelta costosa -circa 15 miliardi- e inutile, che bloccherà diversi miliardi di euro per molti anni, mentre ai cittadini si continuano a chiedere sacrifici nel campo del welfare, della scuola e della sanità.
Far uscire l’Italia da queste logiche vuol dire non soltanto risparmiare miliardi da investire in settori civili che creino vera occupazione e migliori condizioni di vita, ma affermare, non a parole ma nei fatti, che la Costituzione è ancora viva, perché l’Italia ripudia la guerra!
La Rossa, Chiodofisso, Tavola della Pace e della Cooperazione, Arci Valdera, Alternativa